
Un autunno di dubbi ed opportunità. Necessità di un nuovo tipo di consulenza
Quello che ci accingiamo ad affrontare sarà un autunno che le previsioni dei “massmediologici” tendono a definire “caldo”, anche a causa della probabile caduta libera del tasso di occupazione conseguenza del venire meno dell’obbligo di non licenziare. Il periodo di osservazione, però, sarà probabilmente più ampio ed arriverà a coinvolgere almeno anche la primavera del prossimo anno.
Al di là delle considerazioni di tipo politico che ognuno di noi può volere fare, quello che sicuramente bisognerà prendere in considerazione è che verrà a cambiare in modo sostanziale non solo il contesto economico di riferimento, ma anche i soggetti economici che di questo contesto sono protagonisti.
Il contesto economico scaturente dalla chiusura delle attività per emergenza sanitaria sembra spingere nella direzione in cui la stessa Europa, probabilmente sino ad ora con risultati scarsi, tende da tempo ad instradare, specialmente l’Italia; ovvero limitare il piccolo per privilegiare strutture di maggiori dimensioni. Non è, infatti, un mistero, che le attività che hanno patito, e patiranno nel brevissimo futuro, la situazione venutasi a creare, saranno quelle di minori dimensioni che, per loro natura, avendo struttura limitata, sono meno pronte ad affrontare situazioni impreviste ed imprevedibili quali quella che stiamo vivendo.
E’ quindi probabile che nel brevissimo/breve periodo assisteremo ad operazioni di concentrazione che deriveranno da due linee evolutive:
1. chi sopravviverà assorbirà quote di mercato e mano d’opera lasciate libere da chi non sarà in grado di sopravvivere, con conseguente crescita dimensionale;
2. più soggetti decideranno, di propria iniziativa, di consorziarsi per perseguire economie di scala e creare una struttura avente maggiore capacità di sostenere sia maggiori costi che eventuali periodi di difficoltà.
Questa tendenza, inoltre, sarà sicuramente avallata dal sistema bancario per il quale gestire soggetti di maggiori dimensioni è molto più facile, meno dispersivo e quindi meno dispendioso e meno rischioso che gestire soggetti molto più frammentati, e su cui i controlli di merito sono più difficili e imprecisi.
Questi “nuovi” soggetti, per un motivo o per l’altro, saranno, quindi, l’evoluzione necessaria di strutture più piccole che, per loro natura, non erano pronte, prima, ad un certo tipo di crescita e che, adesso, trovandosi quasi nell’obbligo di dovere procedere su questa strada, necessiteranno di essere accompagnate in questo percorso che è prima di tutto mentale che operativo.
E noi professionisti, come ci posizioniamo e sistemiamo in questa situazione in evoluzione? E’ impensabile credere di essere immuni dai cambiamenti in essere.
Probabilmente dovremo prendere in considerazione due diversi ordini di problemi.
Il primo è di carattere dimensionale.
E’ infatti logico pensare che parte dei soggetti economici nostri clienti, a breve, dovrà trovare una occupazione alternativa, oppure si consorzierà, cosa che, ovviamente, creerà un “buco” nella clientela di ogni professionista. Teniamolo ben presente. Capiterà quindi, probabilmente, anche per i professionisti, quello che si è segnalato per le altre attività economiche: probabilmente i piccoli ed i giovani avranno difficoltà a sopravvivere; chi è strutturato da un lato subirà una riduzione della clientela storica, ma potrà rifarsi su parte di quella “lasciata libera” da chi non ce l’ha fatta. Ci sarà una naturale “evoluzione della specie”, per cui chi si adatterà ai nuovi modelli e dimostrerà di essere più flessibile probabilmente sopravviverà ed anzi potrebbe consolidarsi ed incrementarsi. Non illudiamoci: non siamo diversi dagli altri e subiremo gli stessi processi evolutivi.
Il secondo è di carattere operativo.
È del tutto evidente che per i “servizi” (in grandissima parte a basso o bassissimo contenuto professionale) ci sarà sempre più concorrenza da parte dei Caf, circostanza evidenziata in maniera lampante in questo frangente: i Caf sono stati privilegiati, rispetto a noi professionisti nella gestione dei vari bonus etc. previsti dal governo. Non illudiamoci la politica andrà sempre più in questa direzione. Anche perché noi, politicamente, non contiamo nulla; i sindacati, invece pesano molto. Non solo; noi professionisti siamo una razza politicamente pericolosa e non gestibile per una certa parte politica, per cui ci sarà sempre più la tendenza a cercare di toglierci parte delle nostre competenze.
A questo quadro, non propriamente idilliaco della situazione socio/politica che tocca i professionisti, nel corso dei prossimi mesi si andrà a sommare tutta una serie di circostanze esterne che, al momento vengono citate a denti stretti se non addirittura sottaciute.
Con la fine dell’anno tutte le misure di dilazione relative al sistema bancario verranno a terminare.
A partire da fine gennaio 2021 verranno a cessare gli effetti della moratoria sui finanziamenti alle imprese previsti dal primo decreto del governo per il sostegno al tessuto produttivo ed è inutile negare che non tutte le aziende saranno in grado di rincominciare a fare fronte ai propri impegni, e ciò comincerà a minare il rapporto con il sistema bancario.
E’ dei giorni scorso la notizia che nelle pieghe dei vari decreti è previsto che chi ha richiesto il finanziamento Covid e se lo è visto negare, sarà passibile si segnalazione ai sistemi di intermediazione creditizia come cattivo pagatore.
Con l’inizio del nuovo anno le banche ricominceranno ad inviare le segnalazione di default e/o di cattiva gestione del credito (attualmente sospese per decreto), per cui tutte le posizioni di cui sopra diventeranno “pregiudizievoli gravi” in centrale rischi.
Con l’inizio del mese di marzo 2021 tutte le banche procederanno a cedere i crediti di difficile incasso derivanti dal termine delle moratorie con o senza passaggio attraverso quel sistema di garanzia delle sofferenze (GACS) previsto dal Ministero dell’economia e delle finanze.
Nello stesso periodo cominceranno i trasferimenti di parecchi conti e affidamenti in essere presso moltissime filiali della UBI banca verso Banca Intesa e Bper, e non è detto che tutti potranno trovare il medesimo trattamento attualmente in essere, sicuramente non quelle posizioni che presentano già segnali di rischio.
Il giorno 05.04.2021 ci sarà la prima rilevazione in Centrale rischi delle segnalazioni di insoluti pervenute dalle banche.
Con tutto ciò, il 30.04.2021 ci sarà la chiusura dei bilanci delle banche che dovranno presentare a seguito di tutto quanto sopra sostanziosi accantonamenti prudenziali a fronte di perdite future.
Questo scenario bancario/finanziario GIA’ DELINEATO NORMATIVAMENTE comporterà che chiunque si vorrà interfacciare o vorrà continuare ad interfacciarsi con il sistema bancario stesso, dovrà sottostare a regole e comportamenti sempre più stringenti, pena il rischio di essere espulsi dal sistema. Diventerà quindi sempre più necessario predisporre e tenere aggiornato un set documentale in cui gli aspetti quantitativi di azienda vengono costantemente monitorati unitamente a quelli qualitativi.
Il corollario di tutto quanto sopra detto è che, se vogliamo sopravvivere ed evolverci, dobbiamo indirizzarci verso un nuovo tipo di consulenza che sia fuori, almeno per i prossimi anni, dalla portata dei Caf ed enti similari; un tipo di consulenza del tutto professionale che ci porti a tornare ad essere quello che eravamo per gli imprenditori trent’anni fa, prima di essere travolti dallo tsunami di adempimenti che lo Stato ci ha riversato addosso: un sostegno agli imprenditori nelle scelte imprenditoriali, lasciando ad altri la compilazione dei moduli.
Un esempio sarà l’assistenza al mondo imprenditoriale (si parla ovviamente soggetti di piccole e medie dimensioni) nei rapporti con il sistema finanziario, con ciò volendo significare, da una parte, il sistema bancario, (con attenzione agli aspetti quantitativi ma soprattutto qualitativi dei clienti) che diventerà sempre più selettivo e di difficile approccio, e dall’altro il mondo del Fintech che andrà a prendere sempre più piede con tutti gli strumenti che, settimana in settimana, trovano costruzione, specialmente nei confronti di quella frangia di clientela / imprenditori che, per loro natura e dimensione, diventeranno sempre meno appetibili per il mercato bancario.
Basilare sarà l’esame, la verifica ed l’eventuale modifica del modello di business, laddove si considera che molto spesso i nostri clienti meno pronti ad affrontare il mercato, lavorano ed agiscono in una certa maniera perché così si è sempre fatto sino ad ora, e quindi necessitano di un affiancamento per cominciare a vedere ostacoli ed opportunità che non sono usi a vedere.
Sarà quindi necessario guardarci dentro con onestà intellettuale, o meglio, con quello scetticismo professionale tanto caro a chi ci riempie la testa nei corsi di revisione, valutando attentamente che strategie abbiamo intenzione di porre in essere per gestire i nostri studi; se le abbiamo già valutate o se, al contrario, pensiamo di attendere e vedere cosa succederà a breve nel nostro mercato.
I due mesi di chiusura, con conseguente obbligo di lavoro da casa, possono averci fatto capire quali possibilità future ci si potrebbero aprire facendo affidamento sulle tecnologie disponibili; forse potremmo cominciare a prendere in considerazione che il futuro potrebbe portarci un nuovo modello di business: forse è il caso di cominciare a pensare di metterci in gioco in maniera diversa; la domanda è: siamo pronti?
Articolo di Andrea Ceccarelli, Dottore commercialista in Biella e membro di CulturAzienda. Scopri di più su di noi, clicca qui.
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